La “Grande Bellezza” di Gabriele d’Annunzio: Il Vittoriale degli Italiani

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La “Grande Bellezza” di Gabriele d’Annunzio: Il Vittoriale degli Italiani

Se vi trovate sulla riva bresciana del Lago di Garda e siete degli appassionati di cultura e letteratura, un salto al Vittoriale degli Italiani è doveroso. 

Maestoso ed imponente, il Vittoriale troneggia su Gardone Riviera sin dal 1921, quando il vate Gabriele D’Annunzio comprò la villa e la fece restaurare all’amico e architetto Maroni per celebrare la sua vita di poeta e le sue imprese gloriose come eroe della Prima Guerra Mondiale.

Il corpo centrale è costituito dalla “Prioria”, cioè dalla casa in cui l’autore decise di rifugiarsi negli ultimi anni della sua vita per dedicarsi esclusivamente alla stesura delle sue opere letterarie.

Più che una villa, un tempo abitata, sembra di entrare in un museo: millemila libri, millemila oggetti, armi di guerra, un aereo appeso al soffitto al posto di un lampadario; labirintici sono i corridoi che portano alle decine di stanze, tutte dai colori scuri, cupi, quasi spettrali. Stanze che esaltano sia il D’Annunzio poeta sia il Gabriele uomo. Particolare e originale è l’ingresso.

Il Vittorale degli Italiani

Avete presente quando dovete invitare a casa qualcuno che, in realtà, non vorreste, ma non sapete più quale scusa inventare?! Ecco, D’Annunzio avrebbe trovato la soluzione ideale. Oltrepassata la soglia, salita la scala, gli ospiti venivano divisi in due stanze speculari: in una venivano riuniti coloro che il padrone di casa era lieto di ospitare; nell’altra, invece, quegli ospiti a cui era costretto ad aprire la porta, seppur malvolentieri. Ovviamente, con l’accortezza di non far capire ai non ben accetti quanto essi, in verità, lo infastidissero.

L’eroe di Fiume, inoltre, potrebbe essere considerato il “fondatore del ghosting”: non potendo o non volendo rispondere a tutte le lettere che gli giungevano, egli ignorava i mittenti dichiarandosi falsamente monco della mano sinistra.

Spostandosi all’esterno, il Parco è davvero immenso: per i visitatori non basta un’intera giornata per visitarlo completamente e il rischio di perdersi è dietro l’angolo.

La megalomania del vate si evince, poi, dal desiderio di un Anfiteatro, della Regia Nave Puglia e del Mausoleo.

Il Vittorale degli Italiani

L’Anfiteatro fu realizzato sempre dall’architetto Maroni, ispirandosi alla magnificenza del Teatro Grande di Pompei. Scherzo del destino: i lavori terminarono nel 1952, quando ormai sia D’Annunzio che l’architetto erano passati a miglior vita.

In ogni caso, direi che questa possa essere una location da non scartare per un eventuale sequel de “Il Gladiatore”.

Il Mausoleo, proprio come l’Anfiteatro, fu concluso post mortem e le spoglie del poeta sono state riposte qui solo dal 1963, anno in cui cadeva il suo centesimo compleanno e il 25esimo anniversario della morte. La sua tomba è circondata da statue di marmo e di bronzo dei suoi cani, fedeli amici di tutta una vita e ora guardiani del suo riposo eterno.

Qui il panorama è da cartolina: una verde altura alle spalle e l’azzurro Lago di Garda di fronte lasciano lo spettatore senza fiato; da lassù ognuno si può sentire davvero invincibile, una sorta di re del mondo intero.

Il Vittorale degli Italiani

Nel proprio giardino la maggior parte delle persone hanno gnomi e vasi; D’Annunzio, invece, aveva una nave, la Regia Nave Puglia, donatagli dalla Marina Militare nel 1923 (io, solitamente, ricevo in regalo pigiami e maglioni, ndr).

Incastonata nel promontorio su cui si erge il Vittoriale, ovviamente con non poche difficoltà, essa ha la prua volutamente rivolta verso il Mar Adriatico, come ad indicare la prontezza dell’Eroe di Fiume a salpare in direzione della Dalmazia. Nella stiva, si apre, poi, un mondo fatto di un museo con i modellini delle imbarcazioni, di un tempietto in onore dei morti in mare e di un’inquietante statua di un D’Annunzio scheletrico.

Il Vittorale degli Italiani

“Memento audere semper”, “Ricordati di osare sempre”: questo era il motto di D’Annunzio, motto nato da una personale interpretazione del poeta all’acronimo MAS (“Motus Animat Spes”), inciso sulle navi militari utilizzate per l’impresa della “Beffa di Buccari”, incursione volta a danneggiare il naviglio austro-ungarico di stanza nella baia di Buccari (l’attuale città croata di Bakar). Egli riteneva che per tale azione fosse necessario quanto più incitamento e quanta più fortuna possibili: scaramanticamente, i soldati stessi pensarono che l’esito positivo delle loro gesta fosse dovuto alla presenza di D’Annunzio, “baciato” dalla buona sorte.

Il vate fece del suddetto motto la sua filosofia di vita. La sua fu un’esistenza sregolata: amante dei vizi e dei piaceri, incorse nei debiti e dovette più volte scappare dai creditori ed evitare il peggio; innamorato dell’amore, perse la testa per donne bellissime e fascinose, come l’attrice Eleonora Duse. Personalità magnetica e al limite dello scandalo, suscitò l’interesse, l’attenzione e l’ammirazione di molti, tra cui Mussolini.

Sfidò le convenzioni letterarie e sociali dell’epoca per affermare nuovi modi di considerare ed esprimere il desiderio, il piacere e la bellezza.

Debiti e lusso, amori e tradimenti, arte e guerra…le tante antitesi di Gabriele D’Annunzio: uomo, poeta, amante, eroe di guerra, ma, soprattutto, sognatore!

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