(A)stigmate – Poegrafia inedita n. 1
Ritorno al futuro
Come in un manifesto futurista, dove l'innovazione spazza via - tout court - ogni traccia di tradizione, per il battesimo ufficiale del PoeBlog avevo pensato a un roboante articolo di rottura con le consuetudini poegrafiche: una provocatoria e vagamente polemica simil-invettiva contro quei meccanismi del Sistema che neanche litri di Maalox potrebbero farmi digerire. Un pezzo non certo d'evasione, ma senza dubbio audace e audacemente premonitore di tempi nefasti per chi ha a cuore le sorti del pensiero critico e dell'arte come fonte di ben-essere.
L'articolo era bell'e che pronto, quando un (e)vento nostalgico dei bei tempi che furono (e che ancor oggi sono, per non scadere in inutili piagnistei) si è abbattuto sulle sorti di questo post, smuovendo la coltre di foglie secche che un lungo autunno di contingenze sfavorevoli aveva depositato su quel suolo dove immagini e versi si fanno humus: il sottobosco fotopoetico, dopo mesi d'oscurità, poteva finalmente rivedere la luce.
E così, al fischio finale dell'arbitro Mr. Poe, tradizione batte innovazione per 1 a 0. (A)stigmate alza la coppa; per il post di protesta, che mestamente fa rientro negli spogliatoi del PoeBlog, ci saranno altre occasioni di rivincita...
(A)Stigmate
Photo credits: Mattia Urlotti
Per così tanto tempo
ho ricercato quelle lenti
giuste, robuste, inscalfibili
capaci di correggere
le miopi visioni
e le (a)stigmate
d’una vita fuori fuoco.
E ora, che percepisco i contorni
dell’inconsistenza dell’essere
e colgo il bagliore
della vacuità degli Uomini,
il mio occhio n’è abbagliato.
Lacrimante e stanco,
ha preferito rifugiarsi
nella presbiopia
d’una palpebra socchiusa.
(Testo e foto: Mattia Urlotti)
Nitide visioni sfocate
La nascita dei primi occhiali da vista si deve agli artigiani di Murano, da sempre specializzati nella lavorazione del vetro, presumibilmente nella seconda parte del secolo XIII. In quegli anni la Serenissima stava virando verso una forma repubblicana sempre più aristocratica - ovvero dove il potere del Doge avrebbe contato sempre meno, a scapito della rampante nobiltà locale - con velleità di espansione sulla terraferma, e la sua capitale, Venezia, era uno dei centri più popolosi e floridi di tutto il continente.
Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, le prime produzioni di occhiali non si svilupparono per soddisfare le esigenze dei ricchi mercanti e nobili cittadini, bensì seguirono le richieste dei monaci amanuensi, i quali necessitavano di ausili per svolgere il loro certosino lavoro di "copiatori".
Null'altro che una delle innumerevoli trovate del genius italicus, che nel tempo, grazie allo sviluppo tecnologico e ai progressi di medicina e chirurgia, ha raggiunto livelli di sofisticatezza inimmaginabili. In pratica, oggigiorno chiunque può, in linea teorica, disporre di una vista d'aquila: salvo rarissime eccezioni, nessun difetto visivo crea più timori o disagi - et voilà, i dieci decimi sono assicurati.
Se possedere una visione nitida porta vantaggi innegabili, sia dal lato pratico che da quello psicologico, tutto ciò a volte può anche rappresentare una "condanna". Sì, perché ci sono cose che non sempre vorremmo mettere a fuoco: talvolta sarebbe più confortante semplicemente poter ignorare ciò che ci disturba. A tal proposito, voglio farvi una confessione. Col tempo - e quando le condizioni me lo concedono - ho sviluppato una personalissima tecnica per isolarmi dai contesti sgraditi e sovraffollati: mi tolgo gli occhiali. L'incapacità di cogliere certi dettagli nello spazio circostante ha un che di rassicurante, limita le mie distrazioni e mi permette di ordinare meglio le idee.
«È l’incertezza che affascina. La nebbia rende le cose meravigliose.»
Ancora una volta, Oscar Wilde ci aveva visto lungo.